Abbiamo intervistato Jessica Mannari, infermiera e coordinatrice del personale sanitario assistenziale presso la Residenza sanitaria assistenziale “Villa Canova” di Firenze che offre servizi residenziali e semiresidenziali ad anziani non autosufficienti.
Sicuramente l’empatia e il rispetto verso la persona assistita che ha bisogni specifici e che porta con sè un vissuto personale da tenere in considerazione. L’assistenza alla persona mette al centro la relazione in ogni momento e in ogni gesto che viene fatto durante lo svolgimento del lavoro. La relazione di cura necessita di pazienza, di educazione, rispetto e di capacità di personalizzare il rapporto con l’assistito.
L’addetto all’assistenza di base ha un ruolo centrale nella relazione di cura. La presenza nelle 24 ore e la maggiore numerosità degli operatori rispetto alle altre figure professionali consentono loro di condividere profondamente la vita e la storia di vita degli assistiti e di sviluppare un rapporto autentico di fiducia e rispetto reciproco che è fonte di grande soddisfazione.
La principale difficoltà è la fatica fisica e psicologica, questo è un lavoro di routine che richiede grandi energie. Credo però che la partecipazione al lavoro di equipe consenta all’operatore di imparare e di crescere molto professionalmente.
Prevalentemente grazie al tirocinio che consente di conoscere l’operatore, osservare e valutare il suo modo di lavorare. Molte persone vengono confermate ed assunte già a conclusione del tirocinio, altre vengono richiamate successivamente quando ne abbiamo bisogno.
Se un operatore è in gamba non rimane senza lavoro. Per operatori competenti ci sono ampi spazi di lavoro e possibilità di crescita professionale.
Questo lavoro deve essere fatto per scelta e non essere un ripiego ad un’assenza di lavoro. Serve la consapevolezza e la volontà di mettersi al servizio di persone che hanno esigenze diverse e di farlo con delicatezza, cortesia e rispetto.